Il termine “percuotere” può, in senso figurato, rappresentare un effetto sconvolgente creato da una sensazione di forte intensità improvvisa. Il 17 gennaio, in occasione della festa di Sant'Antonio Abate, queste sensazioni coinvolgono gli abitanti di Macerata Campania, situata tra Santa Maria Capua Vetere e Marcianise, nella provincia di Caserta.
Le percussioni entusiasmano con la loro intensità i paesi limitrofi e sono poi ripetute, assieme alla celebrazione del Santo, l’ottava successiva nelle due parrocchie confinanti di Portico di Caserta e Caturano. Queste percussioni sono quelle riprodotte su botti, tini e falci dai bottari presenti sui carri che sfilano per le strade del paese durante la celebrazione. Sono suoni che hanno una lunga tradizione e che raggiungono durante la festa la loro massima formalizzazione musicale e folclorica.
In questi luoghi la festa in onore di Sant'Antonio Abate è sicuramente quella più sentita e celebrata; per la cittadinanza, da quello che si può vedere partecipando, questo è un momento religioso, ma allo stesso tempo artistico; è un’occasione sociale nella quale si consolidano memoria storica e altri aspetti della comunità, culturali e non: il cibo, il culto e, soprattutto, la musica, che rappresenta l’elemento centrale di questo scritto.
Annabella Rossi e Roberto De Simone hanno dedicato la loro attenzione allo studio di questa festa durante la seconda metà degli anni ‘70 del secolo scorso1, concentrandosi in particolare sui rumori in essa prodotti: notarono che gli strumenti utilizzati per generarli, cioè botti, tini e falci, erano percossi rispettivamente con delle mazze di circa 70 cm ed erano ricoperte di stoffe pesanti legate con spago (oggi, invece, gli strumenti utilizzati sono leggermente più maneggevoli), delle bacchette più lunghe di quelle usate per la tradizionale batteria ed, infine, delle bacchette di metallo per le falci. Quindi strumenti tipici del lavoro contadino erano e sono tutt'ora percossi con altrettanti strumenti caratteristici. Questo fa notare di come la festa di Sant'Antonio Abate sia inscritta in una tradizione secolare, proveniente da un mondo in cui il lavoro era fondamentale e caratterizzava la vita degli individui nella sua totalità.
In una intervista il compositore Fausto Mesolella2, componente storico del gruppo musicale Avion Travel, ha evidenziato come la musica dei bottari abbia un certo legame con la “grande mamma Africa”: quando c’è, infatti, la produzione della rumoristica si ha sempre a che fare con una strumentazione povera, dove il tempo musicale è prodotto con gli oggetti del quotidiano; gli africani hanno sempre usato la musica per il richiamo nella caccia o per trasmettere dei codici fra la popolazione. Un esempio ne è il kazoo, uno strumento molto semplice che veniva utilizzato in questi contesti. Allo stesso modo anche la botte, che nel quotidiano nasce con la funzione di essere un contenitore, in questa occasione di festa da “strumento di lavoro” diventa “strumento musicale”.
Musica e lavoro, quindi, come già espresso da Francesco Giannattasio, non sono concetti così differenti tra di loro se solo presi in contesti diversi da quelli attuali. Questi due, infatti, si basano entrambi su una caratteristica essenziale: il ritmo.

«Sia la produzione materiale che quella musicale necessitano, per realizzarsi ed essere apprezzate, di un riferimento ritmico. Come ha scritto l’etnologo Leroi-Gourhan (1977, p. 362; ed. or. 1965), se all'origine della musica (strumentale) si può supporre vi sia stata, fin dai primi stadi dell’umanità, l’esecuzione di percussioni ritmiche, a lungo iterate, altrettanto si può dire per le tecniche di lavoro che fin dall’inizio si collocano in un ambiente di ritmo, a un tempo muscolari, uditivi e visivi, derivati dalla ripetizione di gesti d’urto».3

Tuttavia, nonostante questa similitudine, le finalità dell’uno e dell’altro sono differenti: il ritmo musicale permette, infatti, quella che è una separazione tra il mondo reale, naturale e quello umanizzato, mentre quello lavorativo trasforma la materia grezza. Ma è proprio per questa similitudine che musica e lavoro si trovano spesso associati nelle pratiche delle società tradizionali, come appunto quelle di Macerata Campania.
La musica in queste società avrebbe avuto, almeno fino agli anni ‘50 del secolo scorso, l’utilità di ingannare il tempo: il lavoro era, infatti, una costante ed un impegno che occupava interamente la giornata e la vita degli uomini. Essa dunque accompagnava il lavoro e permetteva di proiettarlo in un altro tempo. La musica risulta dunque essere evasione dal tempo reale: ciò si può notare soprattutto nei riti, dove si inscrive all'interno di un tempo magico-religioso ben preciso, diverso dalla quotidianità. Dunque queste varie dimensioni sono elementi inseparabili della stessa realtà, per cui il corpo materiale degli individui fa da mediatore tra spazio e tempo, tra musica e lavoro e tra individui e collettività. È proprio questo che si ritrova nella festa di Sant'Antonio Abate a Macerata Campania: la musica prevale al di sopra di tutto; come dice Fausto Mesolella4, essa è innanzitutto espressione dell’uomo, della sua fisicità e spiritualità.
Ovviamente col passare del tempo le condizioni economiche, le tipologie di lavoro e altri fattori si sono modificati e ciò ha portato anche ad una modifica dei suoni e della concezione di musica stessa, almeno in contesti lavorativi manuali (utilizziamo questa parola per sintetizzare al meglio quella categoria di lavori che vedono prettamente l’utilizzo del corpo umano)5. Come ha affermato l’antropologo Mariano Fresta6, la cultura è fluida, si modifica. Ciò che vediamo oggi è qualcosa di completamente diverso rispetto al passato, tuttavia, nota lo studioso, c’è qualcosa che permane e risulta invariato, soprattutto nella provincia di Caserta, ed è lo spirito festivo, il senso di festa che caratterizza gli abitanti di quei luoghi (e non solo), che coinvolge intere generazioni che collaborano insieme nella produzione di questi suoni.
Nel mondo contemporaneo non esiste più una collaborazione, se così si può chiamare, tra tempo del lavoro e tempo della musica. Il tempo oramai consiste in sequenze differenziate, che ha permesso la creazione del cosiddetto tempo libero ed è in questo che ci si può dedicare alla musica: non c’è più la necessità di ritrovare l’evasione durante la propria realtà quotidiana e lavorativa, perché adesso esistono dei tempi appositi per questo, si è passati da un tempo “della” musica ad uno “per” la musica. Tuttavia qui non c’è lo stesso carattere collettivo che invece aveva il primo.
Ma a Macerata Campania questo carattere collettivo permane e inebria il paese, mostrando quello che è un forte senso di appartenenza: è la musica a dominare la festa. Una musica potente, accompagnata da una moltitudine incredibile di giovani (e non) che vi prende parte, anche indirettamente, attraverso la presenza attiva di amici e parenti che suonano. È quasi come se qui, tempo “per” e “della” musica confluiscano in un unico momento collettivo.
Il volume prodotto da questi strumenti è elevato e ciò assume significato anche in ambito rituale: è come se la sua potenza rappresentasse la necessità di essere ascoltati. È questo un concetto espresso da Ernesto De Martino nei suoi scritti in relazione ai suoi studi sul Meridione italiano: quello di “presenza”. È come se i riti e la musica avessero la necessità di ristabilire un equilibrio all'interno di quel tempo storico da cui gli abitanti di quei luoghi erano esclusi, così i ragazzi della provincia di Caserta si recano a Macerata Campania il 17 gennaio per suonare e farsi ascoltare. Il suono delle botti da loro forza.


'A festa 'e Sant'Antuono | Il 17 gennaio a Macerata Campania si svolge la festa in onore di Sant'Antonio Abate. Foto di Vincenzo Capuano © 2015.


La sfilata dei Carri di Sant'Antuono | Sui carri di Sant'Antuono prendono posto le Battuglie di Pastellessa composte da circa 50 bottari. Foto di Martina Gonzales Reyero © 2015.

 

Note:

  1. Si tratta della ricerca che portò alla stesura del libro Carnevale si chiamava Vincenzo, pubblicato nel 1977.
  2. Intervista di Corrada Onorifico a Fausto Mesolella per il programma “Cartolina per un Week-end” realizzato nel 2011 dall'emittente televisiva Napoli Tivù Viaggi & Sapori.
  3. Francesco Giannattasio, Il concetto di musica, contributi e prospettive della ricerca etnomusicologica, p. 219, Bulzoni Editore, Roma, 1998.
  4. Op. cit.
  5. A questo punto si può fare anche un riferimento alla musica americana nera degli anni ‘30 del secolo scorso, che nasceva nelle stive delle navi, dove i lavoratori, di pelle nera, accompagnavano il ritmo lavorativo con quello musicale, fondendolo e trovando un modo di evasione dalla realtà, nella realtà stessa.
  6. Testimonianza orale di Mariano Festa raccolta nel mese di settembre 2015.

 

Bibliografia:

  • Pasquale Capuano, “I carri di Santantuono” ovvero le battuglie di Pastellessa, Macerata Campania, 2006.
  • Pasquale Capuano, Macerata: le origini, il sito, il nome, la lingua, Macerata Campania, 2003.
  • Pasquale Capuano, Macerata: folclore e religiosità, II edizione, Macerata Campania, 2006.
  • Mario Colangeli - Anna Fraschetti, Carnevale, i luoghi, le maschere, i riti e i protagonisti di una pazza, inquietante festa popolare, Lato Side Editori, Roma, 1982.
  • Ernesto De Martino, Il Mondo Magico: prolegomeni a una storia del magismo, IV edizione, Bollati Boringhieri, Torino, 1997.
  • Ernesto De Martino, La Terra del Rimorso, IV edizione, Il Saggiatore, Milano, 2013.
  • Ugo Fabietti, Storia dell’Antropologia, III edizione, Zanichelli, Bologna, 2011.
  • Francesco Giannattasio, Il concetto di musica, contributi e prospettive della ricerca etnomusicologica, Bulzoni Editore, Roma, 1998.
  • Philip Conrad Kottak, Antropologia Culturale, II edizione, Mcgraw-Hill, Milano, 2012.
  • Andrea Massaro, Macerata dei ricordi…, Centro Studi Historia Loci, Macerata Campania, 2016.
  • Annabella Rossi - Roberto De Simone, Il rituale di Macerata Campania, in Carnevale si chiamava Vincenzo, De Luca Editore, Roma, 1977.
  • Il Blog dei Musicisti: Strumenti musicali - Il kazoo, URL http://blog.kappaeffe.com/?p=169.
  • “Cartolina per un Week-end” Napoli Tivù Viaggi & Sapori, 2011, URL https://youtu.be/54uOAZEpx6Y.